«Non da oggi – scriveva Secchia - la stampa è un potente strumento di cui si serve la classe dominante per mantenere la sua dittatura. Il grande capitale non domina solo con le banche, i monopoli, il potere finanziario, il tribunale e la polizia, ma con i mezzi quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione ideologica [...] Vi fu un’epoca, agli inizi dell’età moderna, fino alle rivoluzioni del secolo XVIII in cui, come ebbe a scrivere Lenin, la lotta per la libertà di stampa ebbe la sua grandezza perché era la parola d’ordine della democrazia progressiva in lotta contro le monarchie assolute, il feudalesimo e la Chiesa. Ma nella fase di decadenza del capitalismo la stampa conservatrice e reazionaria ha perduto ogni senso morale e ogni pudore. Il giornalismo al servizio dei gruppi imperialisti è una forma corrente di prostituzione. Il capitalismo in putrefazione ha bisogno per reggersi di mentire continuamente. La realtà lo accusa: dunque dev’essere falsificata. La fabbrica della menzogna è diventata arte, tecnica, norma di vita»

Giù le mani dalla INNSE


Sappiamo dell'urto che stanno reggendo gli operai della INNSE. Infatti il padrone, attraverso sanzioni e provvedimenti disciplinari, sta accanendosi contro di loro per piegarne la resistenza, rivolta contro lo smantellamento graduale ma sistematico della fabbrica di via Rubattino. Si è arrivati alla scelleratezza della lettera di licenziamento per 3 operai ed 1 impiegata.
Invitiamo dunque i compagni, gli amici e i sinceri democratici ad esprimere l'appoggio che si deve a questi operai che, in condizioni così difficili, hanno saputo produrre e mantenere una forte coesione caratterizzata da sereno coraggio. 
Sosteniamoli con un contributo che servirà per la resistenza, al cui interno stanno anche considerevoli spese legali.
Ricordiamoci che abbiamo davanti a noi una lotta d'avanguardia; aiutando loro aiutiamo anche noi stessi: giù le mani dalla INNSE.

Casa Rossa per Sergio Manes

In queste ore abbiamo saputo che è mancato Sergio Manes. Si può dire così... se invece si dicesse: “è scomparso Sergio Manes” sarebbe inesatto. Viene infatti a mancare una figura che per dedizione e passione si può ben dire avesse pochi eguali. Non lo vedremo più infatti, come quando ci venne a trovare mentre i lavori di Casa Rossa erano ancora in corso, oggi non potrebbe farlo.

Il fatto è che è difficile dire di lui che sia scomparso, la sua voce impastata dal fumo e dal tono profondo non scompare dalla nostra memoria. Non scompare l’immagine dell’uomo che si stava dedicando al centenario della presa del Palazzo d’inverno.

I suoi libri, i libri de "la città del sole" nelle nostre case, nelle nostre teste, soffio sul fuoco della nostra volontà: quante cose hanno trasmesso, strumenti di quella cassetta degli attrezzi spesso vagheggiata, e spesso buttata dal treno in corsa di una sinistra incapace di essere sé stessa.

Sergio non è scomparso, non certo dopo essersi così prodigato in un lavoro che è al tempo stesso germoglio e robusta essenza arborea.

Siamo contenti di avere avuto l’opportunità di conoscerlo e la sua morte ci porta tristezza, del resto quello che ci ha dato non è stato poco davvero.

Un bel saluto Sergio.
I compagni di Casa Rossa