«Non da oggi – scriveva Secchia - la stampa è un potente strumento di cui si serve la classe dominante per mantenere la sua dittatura. Il grande capitale non domina solo con le banche, i monopoli, il potere finanziario, il tribunale e la polizia, ma con i mezzi quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione ideologica [...] Vi fu un’epoca, agli inizi dell’età moderna, fino alle rivoluzioni del secolo XVIII in cui, come ebbe a scrivere Lenin, la lotta per la libertà di stampa ebbe la sua grandezza perché era la parola d’ordine della democrazia progressiva in lotta contro le monarchie assolute, il feudalesimo e la Chiesa. Ma nella fase di decadenza del capitalismo la stampa conservatrice e reazionaria ha perduto ogni senso morale e ogni pudore. Il giornalismo al servizio dei gruppi imperialisti è una forma corrente di prostituzione. Il capitalismo in putrefazione ha bisogno per reggersi di mentire continuamente. La realtà lo accusa: dunque dev’essere falsificata. La fabbrica della menzogna è diventata arte, tecnica, norma di vita»

La Vice Presidente nazionale dell'ANPI risponde alle speculazioni di questi giorni

di Carla Nespolo

L'articolo di Gian Antonio Stella sulla prima pagina del Corriere della Sera di martedì 17 u.s., è quanto di più imbarazzante un giornalista serio possa scrivere.

Partiamo dall'inizio.

I bellissimi quattro giorni del XVI Congresso Nazionale dell'Anpi, sono stati importanti, seri ed anche emozionanti. È stata la conclusione di un lungo cammino che ha impegnato decine di migliaia di donne e uomini che hanno partecipato a 102 congressi provinciali e a piu' di mille congressi di sezione e la cui stragrande maggioranza ha approvato la linea complessiva dell'Anpi, che è di contrarieta' alle recenti riforme costituzionali volute dal Governo.

In quei giorni ne' giornalisti, né televisioni hanno affollato la grande sala del pala congressi di Rimini. Non c'era lo scoop, perché disturbarsi a conoscere e a capire? Salvo poi dire che quella dell'Anpi è una posizione, come scrive Stella, dell'ultima ora.

Non è così. Da due anni, cioè non appena è uscito il testo delle proposte referendarie, l'Anpi ha espresso la propria contrarietà. Lo ha fatto con un grande convegno all'Eliseo di Roma, con dichiarazioni delPresidente Nazionale Carlo Smuraglia, con tanti incontri in molte città italiane, tra cui Alessandria, dove, per due anni consecutivi, abbiamo dedicato un dibattito della festa provinciale, al tema delle riforme costituzionali. E non se n'era accorto nessuno! Nemmeno quando, ad Alessandria, l'Anpi rifiutato la Ministra Boschi come oratrice ufficiale del 25 aprile!

Poi, di colpo, alcuni giornalisti scoprono il dissenso nell'Anpi. E ora è partita la raccolta delle firme: " l' anpi è anche nostra " Che succederebbe se tutti facessimo così? Se anche chi, come me, sostiene la necessità di votare NO, desse vita ad analoghi comitati? Succederebbe che l'Anpi si sfascerebbe in poco tempo.

Allora calma. Calma per tutti e rispetto delle regole. Non per obbligo, ma per vera applicazione degli insegnamenti partigiani. Uniti nella sostanza, non nella forma. Uniti perchè si discuteva ma poi si decideva e la decisione valeva per tutti. Come ha fatto il sedicesimo congresso Anpi, appena concluso.

Ma, ci si dice, voi vi occupate di politica!

Una cosa bizzarra, financo un'assurdità, per chi vorrebbe l'Associazione Nazionale dei Partigiani d'Italia dedita solo alla conservazione dei " simboli " della memoria. Le lapidi, le cerimonie ecc.

Siamo chiari: l'Anpi tiene molto a tali "simboli" ed è sempre presente quando si tratta di essi. Non solo per il rispetto che si deve ad essi, per il ricordo che dobbiamo di chi è caduto per darci libertà e democrazia, ma anche perché quei simboli ci parlano dell'oggi.

Il più formidabile risultato della Resistenza è stata, infatti, la Costituzione Italiana, fatta di poteri e contropoteri, di doveri e diritti, di protagonismo del popolo. Oggi la Carta Costituzionale nata dalla Resistenza viene messa sotto accusa da un Governo che ne vuole cambiare, in un solo colpo, 47 articoli! E c'è chi vorrebbe che l' Anpi tacesse.

Come si può pensarlo ? Gli Stati Uniti d'America hanno una Carta dei Diritti che data dal 1789 e se la tengono stretta ! E noi italiani dovremmo accettare che venga stravolta la Costituzione Italiana nata dalla Resistenza, senza reagire ?

Ma forse c'era chi pensava che l'Anpi si fermasse alle parole. Poi è stato indetto il Referendum previsto dalla Costituzione, l'Anpi si è schierata per il NO e, da quel momento, ci sono piovuti addosso le critiche più feroci e gli attacchi più assurdi.

Vediamone alcuni: siete vecchi e conservatori. Si. Conservatori del diritto del popolo di votare, della radicale divisione dei poteri, di un'idea della politica dove non conti solo la parola del capo. Non abbiamo mai detto che aggiustamenti e adeguamenti non fossero possibili. Ma qui si tratta d'altro. Si tratta di un cambiamento che tocca in radice i cardini democratici su cui poggia il Paese. A cominciare dal primo: non dovrebbe essere il Governo che si occupa di Riforma Costituzionale, ma il Parlamento. Come seppero fare i Costituenti che erano dei giganti, diciamolo pure, di fronte ai politici di oggi. Essi seppero portare a termine la stesura della Costituzione, anche quando i comunisti, come pretesero gli americani, furono cacciati dal Governo. Perchè una cosa è il contingente, altra le regole su cui poggia la struttura democratica del Paese. Perciò andiamo avanti con decisione.

Si, l'autonomia dell'informazione è un problema gigantesco anche per la democrazia del nostro Paese. Si, abbiamo un Presidente del Consiglio che chiede un voto non sul merito della riforma, ma sulla propria persona. Si, abbiamo un Ministro della Repubblica che ci accomuna a Casa Pound e che si permette di dire anche che i "veri partigiani" votano per il si. Non possiamo dire che sia un momento facile. Ma siamo l'Anpi. I partigiani, gli antifascisti ci sostengono ad andare avanti. Contro il pericolo neo-nazista che si riaccende in Italia ed in Europa, contro la guerra, per una società più giusta e libera c'è ancora bisogno della saggezza dei partigiani, della loro pazienza e della loro fermezza. E dell'Anpi che ne è l'erede.

Carla Nespolo
Vice Presidente Nazionale ANPI